Trattamento farmacologico

Non esiste al momento un vero e proprio trattamento della causa, in quanto non ancora completamente conosciuta, ma soltanto farmaci sintomatici:

  • Inibitori dell’acetilcolinesterasi (donepezil, galantamina, rivastigmina): sono indicati per la fase lieve-moderata della malattia; è stato dimostrato che durante la malattia si verifica una carenza cerebrale di acetilcolina, neurotrasmettitore importante per la memoria ed il pensiero; gli inibitori dell’enzima che disattiva l’acetilcolina mantengono più a lungo la disponibilità del neurotrasmettitore e possono compensare, ma non arrestare, la distruzione delle cellule provocata dalla malattia. Possono migliorare alcuni sintomi cognitivi (come memoria e attenzione) e comportamentali (come apatia, agitazione e allucinazioni), ma questa loro capacità diminuisce con la progressione della malattia. Tra gli effetti collaterali vi sono nausea e bradicardia; infatti sono necessari controlli elettrocardiografici periodici.
  • Memantina: è indicata nelle fasi moderatamente severa e severa; agisce compensando gli effetti tossici derivanti dall’eccessiva eccitazione delle cellule nervose causata dal glutammato; questa sostanza ha un ruolo essenziale nell’apprendimento e nella memoria ma il suo eccesso produce una grande quantità di calcio nei neuroni, provocandone la morte; il farmaco migliora i sintomi ed è neuroprotettivo; tra gli effetti collaterali vengono segnalati agitazione e sensazione di capogiro.
  • Antiossidanti (selegilina, vitamina E, gingko-biloba): sembra che queste sostanze rallentino i meccanismi che portano alla perdita delle cellule cerebrali; ritardano la perdita di alcune ADL e l’istituzionalizzazione, ma non migliorano memoria o pensiero; non tutte le ricerche effettuate confermano questi dati.

Controllo farmacologico dei disturbi del comportamento

 

Devono essere usati con la massima cautela per i numerosi effetti collaterali,

Solo quando non bastano gli interventi non farmacologici per attenuare i sintomi.

  • Antidepressivi: possono aiutare a distinguere la depressione “vera”, che risponde al trattamento, da quella che prelude alla successiva evoluzione in demenza, in cui la risposta ai farmaci è più dubbia.
  • Ansiolitici e ipnoinducenti: normalmente impiegati nella terapia dell’ansia e dell’insonnia; non è raccomandabile usali nell’anziano perché alterano la memoria e l’equilibrio ed aumentano il rischio di caduta.
  • Antipsicotici: si utilizzano quelli di nuova generazione, i cosiddetti “atipici” (aripiprazolo, clozapina, olanzapina, quetiapina, risperidone); servono per controllare i disturbi comportamentali come deliri, allucinazioni, aggressività, agitazione, insonnia; sono gravati da minor sedazione e rallentamento motorio rispetto quelli tipici. L’aloperidolo (neurolettico tipico) rimane comunque il farmaco d’elezione per il trattamento del delirium ipercinetico nel paziente demente (attenzione all’intervallo QTc dell’elettrocardiogramma!)