Tecniche di riabilitazione

Nelle fasi iniziali della malattia, quando le capacità di apprendere sono ancora parzialmente conservate, si possono attuare interventi riabilitativi per mantenere le capacità cognitivo-comportamentali, attraverso la stimolazione e l’esercizio ripetuto, con risultati riscontrabili anche se non duraturi.

Nelle fasi severe e avanzate questo approccio cambia inevitabilmente: il centro della cura non può più essere identificato con il miglioramento delle performance funzionali, ma con la diminuzione dello stress e l’aumento del benessere, secondo un modello definito “protesico”.

Hanno senso solo nelle fasi precoci della malattia, quando siano ancora presenti comprensione, comunicazione e motivazione.

Memory Training: esercizio dei differenti tipi di memoria, rafforzando lo stimolo al ricordo attraverso un’associazione della cosa da ricordare con persone, oggetti, animali carichi di significato per la persona.

Tecniche o tecnologie “compensatorie”; si tratta di aiuti passivi come agende, calendari, orologi, o attivi come nel caso di piccoli registratori portatili con una voce familiare che scandisca, ad esempio, la sequenza del vestirsi o la lista della spesa. Questi ausili possono diventare controproducenti perché fonte di confusione e di allucinazioni.

R.O.T. (REALITY ORIENTATION THERAPY): tecnica riabilitativa indirizzata a soggetti con deterioramento mentale che, attraverso la stimolazione dell’attenzione, della memoria, dell’orientamento spazio-temporale e del linguaggio, si propone di mantenere e potenziare le funzioni cognitive residue, migliorando il rapporto con l’ambiente di vita. La metodologia di intervento viene distinta in ROT formale e ROT informale.

  • ROT formale: è diretta a piccoli gruppi (3-4 persone con lo stesso livello di deterioramento), veri e propri incontri in un locale apposito dove siano presenti e ben visibili alcuni oggetti di base: un calendario, un orologio a muro, una lavagna, un tavolo e delle sedie comode. Le sedute iniziano con la presentazione dei partecipanti, esposizione di data, ora, luogo della seduta; con domande mirate si passa a stimolare l’interesse e la partecipazione dei soggetti, cercando di focalizzarne l’attenzione sull’orientamento temporo-spaziale, utilizzando gli oggetti a disposizione.
  • Esempio di Rot formale: 3-4 persone selezionate in base alla diagnosi di demenza, con deterioramento cognitivo lieve-moderato, assenza di disturbi comportamentali gravi e di significativi deficit di linguaggio. La stanza utilizzata è arredata in modo da ricordare quella di un’abitazione normale (oltre agli oggetti già menzionati ci sono: una cartina geografica d’Italia, quadri raffiguranti le 4 stagioni, cassettiere ed altri oggetti che rendono l’ambiente caldo e confortevole.
  • Inizio seduta: presentazione dei componenti, data, ora, luogo ed altre informazioni orientative in base al livello cognitivo del gruppo (le informazioni più complesse riguardano l’orientamento temporale – avvenimenti e personaggi della storia recente e passata – e l’orientamento spaziale – fotografie o disegni di città, luoghi caratteristici, etc.)
  • E’ importante anche il rapporto affettivo che si instaura fra le persone; i dati raccolti hanno dimostrato che i pazienti seguiti con questo trattamento, a distanza di 1 anno, tendono a preservare le funzioni cognitive meglio rispetto ai soggetti di controllo.
  • ROT informale: è un processo continuo, esteso all’arco delle 24 ore, in cui gli operatori (o i familiari) ad ogni interazione con il soggetto, forniscono informazioni riguardanti il tempo, il luogo, le persone, gli eventi, cercando il rinforzo dell’orientamento personale, spaziale e temporale ed evitando quello di idee o comportamenti confusi o disorientati.

 

Secondo la maggior parte degli autori i benefici della R.O.T. sono assicurati solo nel momento in cui si fa l’intervento, mentre non sono stati dimostrati effetti positivi a lungo termine. Vi sono evidenze di beneficio sia sulla cognitività sia sul comportamento, ma tali benefici necessitano di un programma continuo.

Oltre agli effetti sui pazienti vanno sottolineati quelli sugli operatori; l’atteggiamento di ottimismo terapeutico della ROT promuove la formazione e la motivazione e riduce la frustrazione degli operatori che lavorano con i dementi.

Il Gentlecare, proposto dalla terapista occupazionale canadese Moyra Jones, individua come obiettivo non la prestazione, ma il benessere del malato e di chi gli sta vicino e come metodo la costruzione di una “protesi” di cura, che costruisca dall’esterno quello che il cervello ha perduto per sempre. E’ una protesi complessa, come la funzione che deve sostenere e sostituire; la protesi di cura è costituita da: spazio fisico, persone, attività.

Elementi caratteristici dell’ambiente: sicurezza, familiarità, plasticità, confort, chiarezza nell’uso dello spazio (il massimo grado di libertà con il massimo grado di sicurezza); in pratica un ambiente semplice e domestico.

Chi svolge attività terapeutica deve essere allenato a sviluppare in modo appropriato l’atteggiamento, la motivazione il linguaggio, la professionalità, l’esperienza, la capacità di comunicare, osservare, analizzare e risolvere i problemi, il rispetto, il senso dell’umorismo.

Attività valorizzate: primarie (mangiare, lavarsi, vestirsi), necessarie (riposare, dormire, avere momenti di privacy), essenziali (muoversi, comunicare) e significative (lavorare, giocare). La giornata normale va riempita di occasioni, come fossero domande individuali a cui il malato risponde con attività.

 

VALIDATION THERAPY

La terapia di Validazione venne proposta come tecnica di comunicazione con i dementi da Naomi Feil; l’ipotesi è che la malattia riporti il demente ad episodi passati del suo vissuto e a conflitti relazionali, specie familiari o con figure significative; quindi non ci si ripromette di riportare il malato alla realtà attuale, bensì di seguirlo nel suo mondo per cercare di capirne sentimenti, emozioni, comportamenti che derivano da questo suo rivivere conflitti passati. Su questa tecnica non ci sono evidenze di efficacia in letteratura.

 

MUSICOTERAPIA

L’uso della musica trova sempre più applicazione, con risultati positivi; è utile per evocare ricordi ed esperienze di vita, migliorando così lo stato d’animo e l’autostima, ma anche diminuendo lo stress e favorendo il rilassamento, la comunicazione e il movimento. Va attuata con cautela perché, se non ben gestita può peggiorare il comportamento del malato.

 

PET THERAPY

Il contatto con gli animali si è dimostrato utile in disturbi cognitivi e comportamentali di varia origine ed età e i dati ne indicano l’efficacia anche nella demenza; la sua funzione è di stimolo ad attività (dalla carezza alla passeggiata, all’alimentazione, al gioco) ma anche a ricordi, senza trascurare lo stimolo sensoriale (tattile, olfattivo, visivo) e la grande interazione affettiva che un animale può comportare.